lasciati tentare dalle nostre prelibatezze

Sughi pronti come tradizione e sostenibilità richiedono.

La base di sugo di pomodoro è uno dei presupposti fondamentali della cucina italiana.

Le nostre nonne, ed in molti casi anche le nostre mamme, soprattutto al sud dove è, o forse dovremmo dire era, diffuso il nobile mestiere della casalinga, iniziavano dal mattino con la preparazione del sugo al basilico, semplice e delicato, o del sugo con carne o altro ingrediente, sempre a base di sugo al pomodoro.

Semplice o elaborata, la preparazione del pranzo e della cena impegnava non poco le casalinghe ad iniziare dalla scelta oculata degli ingredienti da usare, carne o vegetali, oltre alle spezie ed al pomodoro fresco, se nella stagione, oppure facendo ricorso al “boccaccio” di pelato e passata di pomodoro preparate durante la stagione e conservate per l’inverno.

Tutto ciò faceva anche parte della poesia della civiltà contadina, quella che viveva di sapori di stagione e di quotidianità ed aveva come unico riferimento la casalinga, responsabile della preparazione degli alimenti mentre marito e figli in età adulta era fuori nei campi tutto il giorno fino all’imbrunire.

Oggi, soprattutto nelle grandi città, le cose sono un pò diverse. Fin ora il fast food ed il pasto fugace in ufficio o nel bar sotto l’ufficio ha avuto la meglio sulla buona cucina e sul piacere del buon alimento ma se siamo soliti tornare a casa a pranzo o a cena, dopo una giornata di lavoro o di studio e non siamo dei cuochi provetti se pur ci piace cucinare, non abbiamo che da affidarci alla maestria di modusnostrum!
Dopo aver scelto il sugo da utilizzare, e ce ne sono davvero di diversi, basta cuocere la pasta, aprire il barattolo prescelto… e iniziare la degustazione.

P.S.: La parola “buccaccio” sembra essere, per la fonte citata, una derivazione dal termine latino “bucca”, traducibile nel termine bocca. Il vaso in vetro utilizzato per raccogliere conserve di ortaggi come melanzane, peperoni e verdura di stagione sott’olio, se visto dall’alto e privato della copertura, sembrerebbe infatti avere una grande bocca. Nel tempo, chiaramente, la parola “bucca” è andata alimentandosi di nuove contaminazioni, finendo poi per essere accettate come “buccaccio”: una storpiatura colorata e allegra, con la quale ancora oggi i napoletani fanno riferimento alla parola “barattolo”. [fonte https://www.laneapolissotterrata.it ]